Universo parallelo
Da alcuni giorni mi succedono cose strane.
Qualsiasi cosa tocco si rompe o non funziona.
Qualsiasi cosa faccio ottiene un risultato diverso da quello che speravo.
Nessuna delle mie intenzioni coincide con le azioni, né tanto meno con gli effetti prodotti.
Che mi sia infilata per uno strano caso in un universo parallelo dove ogni cosa funziona al contrario?
Dovrei preoccuparmi?
Finirà prima o poi?
E soprattutto dovrò davvero formattarlo il mio computer che ieri ha deciso di abbandonarmi al mio solitario destino, oppure basterà non toccarlo per un po’ e, come per magia, riprenderà a funzionare quando sarò ritornata ad abitare il mio universo solito, quello in cui combino guai, ma consapevolmente?
Oggi
Oggi è il mio compleanno.
Ma la cosa che più mi riempie di emozione e trepidazione è che proprio in queste ore sta nascendo un bimbo.
Così auguri a lui, alla sua mamma e anche un po’ a me.
Vedetela così
Avete presente l’espressione dei gatti sotto un temporale?
Quando sono bagnati e hanno quell’aria a metà tra il depresso e il terribilmente infastidito?
Che camminano in punta di zampette.
Qui non piove, anzi il cielo è di un azzurro incantevole.
Ma oggi io mi sento così!
Non c’è altro da fare
Si tratta solo di camminare.
Cosa c’è di strano, in fondo non faccio altro tutto il giorno.
Mi alzo e vado al lavoro camminando, vado su e giù per uffici, sempre camminando, ora più in fretta, con passi rapidi e ravvicinati, ora più lentamente.
Vado a pranzo camminando e ancora nello stesso modo torno in studio per la seconda parte della mia giornata.
Infine la sera, torno a casa camminando.
Quindi non c’è niente di strano di insolito.
Si tratta di camminare anche questa volta.
Andiamo allora, mi dico.
Anche se la notte cambia faccia alle stesse strade percorse di giorno.
Vado mi inoltro nelle profonde gallerie della metropolitana, guardo, ascolto delle persone sconosciute che mi parlano, rispondo, chiedendomi cosa diavolo ci faccio io qui, con questa gente, che mi sorride ma mi guarda con diffidenza, o almeno mi sembra, forse sono io che sono diffidente nei loro confronti.
Fuori fa freddo. Il ventre delle gallerie è caldo, ma appena risaliti i metri che ci riportano in superficie, l’aria riprende il suo lavoro di precisione, tagliandoci il viso in migliaia di striscioline sottili.
Si tratta di camminare ancora, allora forza seguiamoli, nel vento che fa volare ogni cosa, i capelli, gli occhi, i coriandoli usati che si alzano dal selciato.
Le strade, che di solito sono molto affollate, quelle del centro storico pieno di ragazzi colorati, straccioni e rumorosi, stasera sono quasi deserte. Il paesaggio sembra essere congelato. Forse congelata sono io e basta.
Si va, si va senza un motivo che non sia una serata sbagliata, con persone sbagliate, con la temperatura sbagliata.
Mi trovo a pensare che come sempre non c’è altro da fare, che camminare e vedere dove si arriverà.