L’ufficio dei destini smarriti
– Buongiorno… scusi, non so se sono allo sportello giusto…
– Lo sportello come vede è unico, non può non essere quello giusto, prenda il numero per favore e aspetti il suo turno.
– Ma non c’è nessuno …
– Questo non vuol dire che si possono ignorare le regole. Ma guarda tu!
Prendo il numero. Curiosamente è lo 00.
L’omino allo sportello preme un pulsante e sul display lampeggia lo 01.
-Ehm… scusi, ma che fa comincia dal numero uno? Io ho qui il doppio zero, come quello
della farina, deve essersi sbagliato.
– Ma tu guarda, eccolo qui l’utente 00 proprio a me doveva capitare! Si accomodi!
– Ecco… io… vede… credo che la mia pratica sia stata smarrita. La mia richiesta di un
destino. Vede… quando ero ragazza inoltrai la pratica.
– Vediamo, qual è il suo nome?
– Bartleby…
– No, in effetti qui non ho una pratica a suo nome.
– Vede? Le dicevo che la inoltrai molti anni fa, perché un’amica mi consigliò di affrettarmi, che era una cosa lunga da ottenere e, le confesso, che per alcuni anni credetti persino che fosse andata a buon fine. Quando, ad un certo punto, conobbi un uomo, andavo all’università, pensavo che avrei fatto l’avvocato, insomma credevo di avere trovato la mia strada nella vita, che l’uomo che amavo sarebbe stato mio marito, che sarebbe arrivato magari qualche figlio. Insomma sa, le solite cose. Ma pensavo che fossero valide anche per me. Le confesso però che nella mia richiesta avevo scritto cose ben diverse, si figuri, nella sezione professione avevo indicato: scrittrice. Ero giovane allora. Così quando mi si presentarono quelle cose, tanto diverse dalle mie richieste, me ne rammaricai giusto un po’. Poi pensai che un destino normale fosse addirittura preferibile.
Comunicazioni però, dal vostro ufficio, non ho ricevute né allora, né in seguito.
Così quando il fidanzamento finì, quando cambiai lavoro, mi convinsi che era quello il motivo per cui non avevo ricevuto nessuna comunicazione, perché il mio destino non era quello che avevo creduto e che sarebbe arrivato, e sarebbe stato definitivo.
Quando ho cambiato casa, vi ho anche comunicato il cambio di residenza-
– Sì, capisco, il fatto è che io la pratica non la trovo, qual è il suo cognome?
– Preferireidino.
– Certo anche lei però, con un cognome così, cosa pretende?
Qui le pratiche come la sua sono centinaia, che dico, migliaia al giorno. Ogni tanto qualcuna si può anche perdere. Lei si chiama Preferireidino, qualche impiegato avrà capito male, avrà pensato che lei preferiva non avere un destino.
– Sì, capisco, in effetti ho un cognome un po’ buffo, ma perdere dei documenti in questo modo…
– Ma poi scusi eh, se mi permetto, ma lei è proprio sicura di volerlo questo benedetto destino? Che poi non è tutto questo gran divertimento. Pensi un po’ a me per esempio, cosa crede che mi diverta tutto il giorno a questo sportello? Crede che sia contento di tornare a casa la sera e di trovare mia moglie, ingrassata, incattivita anche lei dal suo destino, come tutti? Mettiamo che volesse fare la velina, mia moglie, e poi si sia ritrovata a fianco un omino come me, coi problemi di gastrite che ho, che non posso mangiare niente. Ma che ci posso fare anche io, mi dica, che un giorno mi ha suonato alla porta un postino e mi ha consegnato il mio pacchetto blu. Dentro c’era il mio destino. E pensi che allora, anche io, come lei, lo aspettavo con ansia e fui felice quando arrivò. Mi sentii inserito nelle giuste leggi umane. Pensai che esistevo come tutti gli altri, che l’ufficio non mi aveva dimenticato e che avrei avuto il mio posto nel mondo.
Mi creda, signorina, lei tutto sommato può ritenersi contenta, può ancora aspettare, sognare un po’. Guardare un uomo che le passa accanto ed immaginare la vostra meravigliosa storia d’amore. Può sperare di fare un lavoro migliore.
– Eh, parla bene lei…ma io comincio a sentirmi vagabonda, indecisa, incompiuta. Intorno a me si compiono destini continuamente, la gente si sposa divorzia fa un figlio, cambia casa. Io sto qui, comincio a farmi delle domande…certo lei ha ragione, mettiamo che poi questo destino una volta avuto, non sia di mio gradimento? Magari si riveli una fregatura strada facendo?
– Allora, che facciamo, qui l’unica è inoltrare una nuova domanda, è l’unico modo, mi creda, annulliamo tutto, e ricominciamo, una nuova richiesta, certo non so proprio dirle quanto tempo potrà volerci con il destino nuovo. Beninteso se nel frattempo le dovessero consegnare il vecchio, dovrebbe restituirlo.
Tenga, compili questo modulo, e me lo riporti assieme ad una marca da bollo e a due fotografie.
– No, lasci stare, grazie, magari ripasso.
Tu sei un genio…
Solo l’aver pensato una storia così… è una genialità…
anch’io ci sono stato in quell’ufficio qualche anno fa.
– ci scusi c’è stato uno sbaglio, le abbiamo dato un destino sbagliato, però comunque ci sarebbe questo che non è male: una nuova città, un nuovo lavoro, avremmo anche una nuova donna se le interessa, ma su quella può scegliere il modello: c’è quella lì bionda elegante, la terrona squinternata, quella mora con gli occhi verdi ne vuole una?
– prendo la terrona squinternata le altre due mi sembrano un po’ tristi
-ma la città e il lavoro vanno bene?
– mah per me fa lo stesso
-allora glieli incarto
Così sono andato al mio nuono destino nella nuova città con la nuova fidanzatta e il nuovo lavoro.
In fondo poteva andarmi peggio.
Dopo un po’ mi hanno chiamato sempre dall’ufficio.
– signor limiteumano guardi siamo desolati, ci siamo sbagliati il suo destino era quello di prima potrebbe restituirci quello nuovo che è di un altro?
– accidenti mi ci ero quesi abituato, ma non posso tenermi almeno la terrona?-
– no no, al massimo come amica
– eh d’accordo però un altra volta cercate di stare un po’ attenti…
Banalmente, voilà “Destino” di Rossana Casale:
“In fondo
non siamo altro che destino
e io non mi ribellerò
ma lascerò che tutto passi
dal mio cuore a un altro
senza fine
fino a ricominciare
qui_i…”
(Che non c’entra molto, nonostante il titolo; però è una bellissima canzone. 🙂
S.
@alex321: grazie sono contenta che ti sia piaciuta;
@limiteumano: lo sospettavo che l’ufficio destini facesse parecchi sbagli;
@replay: poco c’entra, ma la Rossana va sempre bene!
Geniale, bello intenso ed amaro!
Sei brava a scrivere e questo lo sapevamo già, sei crudamente realistica ti manca solo un po’ di sana e pura cazzima nei confronti degli altri e della vita!
bell’amica che hai “mi consigliò di affettarmi” 😉
@ago: grazie dei complimenti,ho corretto il refuso.
@istantdream: grazie anche a te.
clap clap clap!!!
bello!
: )
Il racconto è delizioso.
Sul destino, comunque, avrei da dire parecchie cose, io sono convinto che esista solo il caso/destino (che è un po’ come il libero arbitrio, ma alla rovescia – no, diciamo complementare) e quindi…
Quindi niente, va bene così 🙂
Baci.
@ironico. direi che è ufficiale sì!
@lodger. rinuncio perchè finisco per pensare che vare un destino potrebbe essere peggio del non averlo;
@tossani: mi piacerebbe capire meglio il tuo concetto di destino.
E’ una roba lunga…
(provo a pensare se riesco a sintetizzarla senza che venga fraintesa, ma dubito)
E comunque uno dei fulcri su qui si poggia – sul versante del passato – è questa frase:
“Non rimpiangere se hai fatto così invece che colà: se hai fatto così, in qualche modo hai fatto anche colà”
(che messa giù in questo modo non vuol dire una beata fava :D)
che meraviglia.
a me invece ne sono arrivati troppi… ti hanno mica detto che si fa nel caso?
E se il destino non esistesse? Se non fosse mai esistito?
Se una sera fredda decidi di camminare per le strade della mia città e decido, ad un certo punto, di svoltare al primo incorcio e li trovo un uomo pronto ad uccidermi, può non essere colpa del destino ma MIA…Avrei dovuto girare all’incrocio successivo.
Molto bella la metafora, molto meno l’annessa emozione, mi ha lasciato un retrogusto di malinconia.